L’UE vuole ridurre le microplastiche. Inizia con un titolo ingombrante: “Progetto di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prevenzione del rilascio di pellet di plastica per ridurre l’inquinamento ambientale da microplastiche”. Ma quello che c’è dietro riguarda tutte le aziende della filiera del granulato plastico: produttori, trasportatori e trasformatori. Un breve sguardo al contesto mostra il perché.
Secondo il Centro tedesco per la plastica SKZ, circa il 2% di tutti i rifiuti di plastica presenti nell’ambiente è costituito da granulato di plastica. Secondo Statista, i granuli sono responsabili dello 0,3% delle microplastiche presenti negli oceani. A differenza della percentuale causata da pneumatici (28%), tessuti (35%) e cosmetici (2%), la quantità di granulato sembra inizialmente piccola. Tuttavia, se da un lato è necessario un maggiore impegno per ridurre al minimo il rilascio dei gruppi di prodotti sopra citati, dall’altro non è così difficile con i pellet di plastica. Questo perché la maggior parte del granulato finisce nell’ambiente a causa di una manipolazione impropria e di una mancanza di consapevolezza da parte delle aziende.
Il regolamento UE mira quindi a ridurre la quantità di pellet di plastica immessi nell’ambiente dal 54 al 74%. A tal fine, l’UE vuole sviluppare un metodo standardizzato obbligatorio per misurare il rilascio di pellet di plastica. L’idea alla base è chiara: le aziende raccolgono una quantità standardizzata di granulato rilasciato nell’ambiente. Il REACH richiede già un rapporto annuale sul rilascio di pellet di plastica, che finora si è basato su quantità stimate. Un nuovo standard di misurazione aumenterà l’accuratezza delle informazioni sui rilasci di granulato.
Inoltre, il regolamento prevede requisiti vincolanti per prevenire e ridurre il rilascio di pellet di plastica in un nuovo quadro giuridico dell’UE. Le micro e le piccole imprese devono soddisfare requisiti meno severi. I requisiti devono essere verificati tramite una certificazione di terze parti.
Dalla teoria alla pratica
Cosa significa concretamente per le aziende il regolamento previsto? Hartmut Schoon, CEO di ENNEATECH, spiega: “Il granulato può finire nell’ambiente durante il processo di produzione, durante il trasporto attraverso le condutture dell’impianto, durante il riempimento dei container e, naturalmente, durante il trasporto su strada, su rotaia o via mare. Ciò significa che tutti i soggetti coinvolti nella catena del valore perdono denaro. È quindi nell’interesse di tutti individuare i punti in cui si possono verificare le perdite di granulato ed eliminarli!”. ENNEATECH ha già identificato i potenziali punti deboli delle proprie attività nell’ambito del processo di certificazione ISO 14001 e ha introdotto misure adeguate per ridurli. Il personale addetto al carico viene addestrato e impara a maneggiare il granulato in modo da far cadere il minor numero possibile di grani durante il processo di carico. All’interno dell’impianto, i dipendenti aspirano il granulato sparso e lo riportano nei contenitori di raccolta. I contenitori danneggiati vengono smistati immediatamente per evitare che il granulato possa fuoriuscire da essi. I corsi di formazione sensibilizzano il personale a maneggiare i prodotti con cura. Per Hartmut Schoon, il regolamento è un passo corretto e importante, anche se comporta più burocrazia, nuovi processi di certificazione e quindi costi per l’industria: “Gli effetti negativi delle microplastiche sono noti e le misure che noi come azienda dobbiamo adottare sono ragionevoli e fattibili. È importante che la certificazione venga effettuata anche lungo l’intera catena del valore, in modo che i granuli di plastica non finiscano mai nell’ambiente”.